Il business della didattica

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Essere un musicista, oggi più che mai, difficilmente riesce a dare la possibilità di sopravvivere se è l’unica fonte di guadagno. La didattica della musica è diventata un’entrata importante ancora di più perché mancano concerti, i teatri stanno chiudendo per “mancanza di vita”, e il mondo della live music nei piccoli club non esiste quasi più. È chiaro che per un musicista professionista trasformarsi in didatta è la cosa più giusta e ovvia.
Insegnare però significa innanzitutto provare il piacere di farlo e per un performer professionista è generalmente più un ripiego che una scelta. Fare e insegnare sono due cose diametralmente opposte: il primo è un atto di piacere personale, l’altro è un gesto di amore e di dedizione all’altro che deve imparare a fare.
In questo momento abbiamo un’occasione da non perdere. Si potrebbe tornare ad insegnare la musica facendola insieme agli studenti, senza mettere prima la teoria, il solfeggio, la tecnica strumentale o l’acquisto di strumenti iper costosi, magari scelti per il colore “figo” più che per il suono.
Per educare alla musica bisogna essere stati innamorati non di un palco ma di un suono, di un brano, di una particella melodica. Per poter passare quella passione a qualcun altro devi aver discusso con un altro musicista per aver messo un accordo sbagliato.
Si dovrebbero istituire di nuovo le botteghe di arti e mestieri, perché ci vuole tempo, di quello che passa e non ti accorgi come, perché sei stato immerso nell’esperienza del fare dedicandoti ad una passione.
BusinnesdelladidatticafeaturedQuesto è un momento difficile e come ogni crisi, ci offre un’opportunità, come quella di cambiare strada, dal momento che quella precedente non portava da nessuna parte.
Il fiorire di Lauree sempre più brevi, di attestati di frequenza e di percorsi certificati nella musica, la dice lunga sul sentimento di impossibilità di essere considerato un musicista.
Il momento sociale, economico e culturale che stiamo vivendo è di grande difficoltà in cui troppe persone sono costrette ad abbandonare l’idea di poter sceglier cosa fare nella vita. A volte non se lo chiedono proprio più. Ritengo che sia una grande fortuna ricevere richieste di studio di una materia così poco spendibile in campo lavorativo ed è con enorme gratitudine che ci si deve dedicare a queste persone che dimostrano di avere coraggio: quello che chiedono in cambio è di poter restituire ai propri genitori impauriti da un futuro sempre meno prevedibile almeno “un pezzo di carta” che certifichi il loro essere dei Musicisti.
Se il fare musica in questo paese è in realtà un hobby, insegnare è il grande business.
L’apertura alla musica moderna e la creazione di corsi Conservatori italiani è stata una scommessa coraggiosa ma tutt’altro che immune dal rischio di non riuscire a mantenere quanto veniva promesso. Non è stato ancora possibile fornire gli strumenti sufficienti a chi voglia affrontare questo tipo di studio per varie ragioni tra cui il reclutamento di docenti idonei, ossia coloro che sanno la musica perché l’hanno vissuta davvero. Quello che manca più di tutto è il buon senso, perché il solo convalidare una presenza oraria alle lezioni, molto spesso non prevede che un allievo sappia davvero fare la musica: con tutte le ore spese per passare gli esami, finisce per non avere più il tempo di praticarla.
Una trentina di anni fa collezionavamo album con le figurine adesive, oggi si collezionano lauree, possibilmente brevi. È chiaro che ci sono a tanti professionisti che sanno fare quello che insegnano ma, a mio avviso, questa incoerenza diffusa sta portando ad una miseria e ad una pochezza di idee musicali.
Il mondo della voce e del canto merita un’attenzione privilegiata, non solo perché è la mia professione e la mia passione, ma perché la voce è l’identità sonora della persona e non la si può chiudere in un paragrafo, in 2 ottave di estensione o in un metodo.
Quel che resta è che, nonostante questo macello,
Ecco perché tutti vogliono fare la musica. Per questa ragione dico che è un privilegio poterla insegnare.
Non è mia intenzione fare la morale a nessuno, tanto meno impartire una lezione sulla voce o sul canto, almeno non da un sito on line.
Il mio desidero è di condividere un po’ di quello che so e di ciò che avrei voluto sapere quando ho incominciato a cantare.

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