Pubblicazioni

Perché scrivere un libro di carta

Dalla carta allo schermo, cambia il modo in cui ricordiamo le informazioni. La lettura stanca, fisicamente e mentalmente. È probabile che molti preferiscano un formato digitale perchè più facile da consultare. Non è mia intenzione aprire una discussione sull’argomento. Avete le vostre ragioni e non è questo il luogo per una questione ideologica tra vecchio e nuovo. Non esiste infatti l’equazione “giovane uguale digitale”, oppure “maturo uguale cartaceo”. Ciò che conta è diventare consapevoli di come la tecnologia influenzi le nostre vite, senza farne allarmismi da salotto televisivo. Questi due formati, il vecchio e il nuovo, possono convivere benissimo, a seconda delle situazioni. Oggi ne sappiamo abbastanza per dire che si tratta di due modi diversi di leggere e che il caro vecchio libro ha molti assi nella manica. La lettura è sempre onerosa dal punto di vista fisico perché i nostri occhi faticano a stare a lungo focalizzati su una pagina, per la nostra mente è impegnativo perché la decodifica di una stringa di testo impegna diverse aree cerebrali, compiendo vorticose operazioni di riconoscimento dei segni, la conversione di quei segni in suoni, il ricordo delle parole che corrispondono a quei suoni. Il contatto fisico, la percezione del tatto mentre sfogliamo le pagine, fornisce al cervello dati specifici, che portano ad una maggiore comprensione di ciò che si sta leggendo. La lettura da uno schermo rallenta la nostra capacità di percezione del 20-30 percento perchè è meno lineare ma più veloce: il nostro occhio tende a saltare da un punto all’altro, concentrandosi solo su alcune parole o frasi, tralasciando tutto il resto. Davanti a uno schermo, quindi, tendiamo a perdere il contesto e a focalizzarci solo su quello che in quel momento ci sembra rilevante ma, la rilevanza che daremo alle parole, ai concetti e a tutto ciò che vediamo, è basata sul ri-conoscere quelle cose che sappiamo già, in qualche modo. “Vedo meglio quello che conosco”, affermano i neuroscienziati. Nonostante le nuove abitudini, quindi, un libro fisico resta il mezzo più adatto per letture complesse e lunghe. Leggere un libro di carta tiene in allenamento il cervello e sfogliare manualmente le pagine, aiuta la comprensione e la memorizzazione di ciò che si legge. Ancora meglio sarà se arricchiamo le pagine con sottolineature, schemi, disegni e note a margine.

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I MUSICISTI DEL FUTURO

ISTRUZIONI PER UNA RIVOLUZIONE INTELLIGENTE

Questa pubblicazione è una piccola guida per ripensare all’intelligenza emotiva, alla sapienza del corpo, alla comunicazione come bisogno umano, alla conoscenza che genera il cambiamento. È motivata dal desiderio di far riconsiderare la musica come la “scienza delle emozioni” e restituirle il suo potere di accorciare la distanza tra le persone. È un inno alle capacità che abbiamo in dotazione dalla nascita, quelle che stiamo dimenticando e che le Neuroscienze ci ricordano. 

Questa è la mia visione di artista contemporanea, allieva di grandi maestri, e che oggi ha il privilegio di insegnare lo strumento-voce ad una generazione ferita, fragile, vulnerabile.

Valerio Silvestro

“Perchè comprare questo libro”

I musicisti del futuro sono nati nell’era digitale: ci sono nati, la amano, la consumano e la producono. A lezione di canto li osservo sempre più confusi e impauriti perché, non essendo coscienti della loro emotività ne percepiscono gli effetti fisici, senza sapere come individuarne il significato. Le emozioni che la musica promuove non sono sempre riconosciute come piacevoli. L’ansia generata dallo stile di vita iper-tecnologico fa si che le normali sensazioni di eccitamento e di coinvolgimento come il batticuore, il nodo alla gola, la pelle d’oca, il sudore, la respirazione che accellera e lo stomaco che si stringe, siano interpretati come segnali di malessere. 

Ogni epoca ha il suo “ai miei tempi” ma oggi, il senso di smarrimento dovuto all’incapacità di abitare il corpo, di disambiguare e di nominare le infinite emozioni che la musica impone, è talmente profondo che mi ha imposto di rivedere le priorità e le competenze necessarie per essere in grado di accompagnarli nella scoperta della voce cantata.

Mi capita ancora di incontrare persone musicalmente interessanti e devo ammettere con amarezza che sono proprio quelli che non hanno mai studiato ma che hanno avuto la fortuna di avere una band di amici con cui hanno giocato a fare musica. 

Sono i ragazzi che hanno seguito l’evidenza delle regole che detta la musica: il ballo, il ritmo, il canto, il gioco, le emozioni, l’immaginazione, la relazione. 

La coerenza di questi elementi può già da sola esprimere la naturale capacità del capolavoro dell’uomo che fa musica. 

Con questa pubblicazione il mio intento è di fornire spiegazioni alle difficoltà che incontrano i miei allievi più giovani che sono definiti sapienti digitali ma anche analfabeti emotivi

Roberto Troisi, psicologo e psicoterapeuta.

“Questa pubblicazione è per tutti perchè riguarda tutti noi, genitori e figli, educatori e adolescenti, maestri e allievi.”