Chi è la Generazione Z
Per gli esperti di marketing voi ragazzi della Generazione Z siete definiti da ciò che vi precede: una generazione «post» seguita a eventi che hanno cambiato il mondo, come l’undici Settembre e Facebook. Ecco perchè, con un gioco di parole, alcuni vi chiamano anche “Post Gen”.
Generazione “post” che si racconta in un post.
Voi siete i veri nativi digitali, i nati tra il 1996 e il 2010, fratelli minori dei Millennial ma molto diversi da loro. Lo studio delle generazioni ha intervalli sempre più ridotti perché la velocità dei cambiamenti è aumentata.
Generazione Zeta: cosa significa
Al contrario dei vostri fratelli più adulti che sono cresciuti nella relativa pace e prosperità degli anni Novanta, voi Zeta avete mosso i primi passi nella guerra al terrorismo seguita all’Undici Settembre, e avete già vissuto due crisi economiche e una pandemia mondiale dovuta al coronavirus, il sars-cov-2.
Il rapporto con la tecnologia è molto cambiato e se i Millennial hanno avuto l’iPod, voi non ricordate un tempo senza social media. Gli studiosi vi considerano come una nuova ripartenza, probabilmente verso un futuro che per noi adulti è difficile da immaginare.
È forse questa la ragione dell’appellativo di Generazione Zero?
Le caratteristiche della Generazione Z
Proprio perché cresciuti con l’ausilio della tecnologia in ogni campo della vita, siete più propensi a trovare una rapida soluzione rapida anziché lavorare duramente per risolvere in autonomia i vostri problemi: l’istinto è quello di mirare più alla rapidità che all’accuratezza.
Siete i ragazzi delle spunte blu di Whatsapp perché non conoscete l’attesa in una comunicazione e raccontate la vostra storia su Instagram.
Amate il progresso medico perchè vi è difficile convivere con l’idea della morte.
Fate musica con Ableton, direttamente dal computer, perché per voi non è detto che una band debba avere gli strumenti musicali.
YouTube è la vostra casa di produzione, di distribuzione, di comunicazione con il mondo.
Non vi spostate neanche per comprare i vestiti e il cibo vi arriva a casa con Just Eat.
Qualcuno vi definisce screenager, i ragazzi che hanno un occhio per orecchio, perchè siete cresciuti con l’iPhone, al posto delle parole usategli emoji e i Vine di 6 secondi, e videochattate con FaceTime.
Facebook è roba da vecchi e nel 2014 il 25% dei vostri coetanei, dai 13 ai 17 anni, lo hanno abbandonato.
Instagram lo considerate rischioso perchè un selfie audace può rendere popolari ma potrebbe danneggiare le vostre prospettive di carriera.
Per voi è meglio scegliere applicazioni più veloci e che promettono la privacy: Secret Whisper, per gossippare nell’anonimato; o meglio Snapchat, in cui vivono un presente che si cancella dopo pochi minuti. La geo-localizzazione è il vostro incubo.
Lo stile di vita della Generazione Z
Per l’Onu, “la generazione Z è la più meticcia di sempre grazie alle migrazioni che hanno trasformato il mondo occidentale”.
Generation mover è un’altra etichetta che cerca di definire il vostro modo di vivere ma gli stereotipi di genere non sono mai andati così stretti a nessuno. Questa rivoluzione demografica accompagna quella culturale, e dal momento che, tra di voi, uno su due andrà all’università, potreste essere gli adulti più colti di sempre.
È possibile che si stia delineando uno sviluppo evolutivo che investe voi nativi digitali, dotati di un pensiero multitasking che sta modificando i processi cognitivi e neuronali.
La continua mole di informazioni con cui vi bombardate ogni giorno, pare faccia sì che la mente venga costantemente allenata a processare molti contenuti contemporaneamente.
«A causa della rivoluzione tecnologica in corso, il nostro cervello si sta evolvendo in questo momento ad una velocità mai vista prima. Questo processo evolutivo del cervello è emerso rapidamente in una sola generazione e può rappresentare uno dei progressi più inaspettati e rilevanti della storia umana».
Su tali presupposti è possibile pensare che la plasticità del cervello umano nel far fronte al mutare delle circostanze affronti un mutamento strutturale anche nelle dinamiche dell’attenzione di cui ancora non possiamo veri carne l’evoluzione, ma i cui segni possono essere già colti.
Usando le tecnologie abitate in aule virtuali e vi narrate nel web dove i paradigmi semantici si possono ridefinire in continuazione.
Come impara la generazione zero
Influencer, youtuber, blogger e vlogger, sono i vostri nuovi maestri virtuali: loro vi consigliano su ogni argomento e in cambio non chiedono nulla. Sono le persone comuni, diventate celebri grazie ai social, che voi Z seguite più degli attori, dei cantanti e degli atleti. Pare che per molti siano più credibili degli insegnanti e spesso anche dei genitori.
Si dice che voi Z facciate sesso protetto, non volete la macchina e allacciate sempre la cintura.
Siete amanti della natura e nutrite un forte sentimento verso i valori come la sostenibilità.
Per questo motivo leggete le etichette e vi interessate alla composizione dei tessuti e alla loro provenienza geografica. Il cotone ecologico vi appassiona.
La pelle è considerata un’estensione del corpo e il vestiario diventa solo un mezzo per il controllo della temperatura e non per definire socialmente la persona.
L’abbigliamento è davvero poco importante per un corpo simile ad una casa-alloggio: sono focalizzati sulla funzionalità traspirante del tessuto e sulla morbidezza, si coprono di cose naturali, calde o fresche a seconda della stagione, soprattutto cose comode a prezzi modici.
Con voi, anche i tatuaggi hanno avuto un’evoluzione e i pigmenti tradizionali come il cobalto o il cinabro, sono stati sostituiti da un particolare inchiostro che può essere percepito soltanto con una luce a raggi ultravioletti.
Per voi Z anche il tatuaggio è da ritenersi un fatto privato: quando non si è esposti a questa luce, sul braccio è visibile solo l’incisione del tatuaggio, la vera e propria cicatrice fatta dagli aghi del tatuatore, come se vi fosse, appunto, una ferita.
A mio avviso, questo potrebbe essere l’emblema della vostra generazione.
Incontrandovi a lezione di canto, non posso che tifare per voi, supportandovi nella difficoltà di un cambiamento di rotta, in ogni senso, a partire dall’educazione ad un tipo di comunicazione più umana. Questo è il mio modo di partecipare al futuro.